6.11.2012

"Awake" and next Fall TV shows

Traduco un bell'articolo di Maureen Ryan per HuffingtonPost.com sulla da poco conclusa serie Awake e alcuni interrogativi sul futuro delle produzioni TV dei grandi network americani. Anch'io, come l'autrice, consiglio la visione di questa tanto breve quanto incredibile serie a chi ancora non l'avesse vista e volesse trovare un po' di respiro nel lungo summer hiatus appena iniziato che ci separa dalla prossima (e sob!) ultima stagione di Fringe.

Ho trascorso molto tempo questa settimana guardando i pilot degli show che le reti trasmetteranno questo autunno.

Sono un gruppo variegato ma due sono le cose che ho notato: in primo luogo mi hanno fatto apprezzare lo strano, evocativo "Awake" concluso nella sua prima e unica stagione. E secondo, mi hanno fatto chiedere se uno dei nuovi show raggiungerà la sua stessa poesia emotiva e visiva. Non ho ancora finito di vedere tutti i pilot inviati dai network (e ancora non li hanno consegnati tutti) ma ho purtroppo la convinzione che questo sarà un ostacolo che le frequenti pallide nuove offerte non saranno in grado di superare.


Suppongo sia comprensibile che le reti si siano (non per la prima volta) ritirate in adeguate, non eccellenti, inoffensive formule, prese come sono tra l'incudine e il martello. Come diminuiscono le rilevazioni Nielsen (e sono diminuite notevolmente la scorsa stagione) e ambiziosi progetti come "Terra Nova" e "Smash" si arenano, i grandi network hanno sempre meno opzioni: possono continuare a soddisfare un gruppo di cultori appassionati oppure annacquare e agghindare debolmente le loro offerte nella disperata gara per tenere qualcuno - nessuno? - nei paraggi.

E' una situazione senza vincitori. Ma diversificati, normalizzati e raggruppati i dati, in ultima analisi sono gli spettatori che ci perdono di più.

Questo insieme di pilot riflette il dilemma delle reti che si sono bruciate nel tentativo di creare grandi successi in un panorama dei media più amichevole con piccolissimi, piccoli e medi progetti su una crescente gamma di piattaforme. Con questi nuovi show sembra che l'obiettivo non sia quello di attirare spettatori con qualcosa di particolare ma di non offenderli con idee o format a loro sconosciuti. Ma qualcuno crede veramente che il futuro stia in un minimo comun denominatore volutamente privo di carattere?

Non credo che tutti i network la pensino veramente così. Parafrasando qualcosa detto dall'agente Coulson in "The Avengers", le reti mancano di convinzione. Ho la sensazione che non mettano il cuore in molti di questi show (a parte il nuovo eccellente drama ABC "Last Resort" di cui penso che i creatori Shawn Ryan e Karl Gajdusek ne siano responsabili per l'evidente slancio). Eppure, qualunque sia la causa, la maggior parte dei nuovi show non ha nulla di memorabile nè terribile nè bizzarro. Stanno solo lì.

Non si può certo dire lo stesso di "Awake". Certo era l'ennesima variazione sul genere poliziesco, ma "Awake" non mancava di convinzioni; se aveva un problema, è che ne aveva troppe tanto da uscire dal tema procedurale (così tante che spesso il caso della settimana veniva abbandonato). Lo show NBC, in cui Jason Isaacs interpreta un poliziotto che vive in due realtà diverse, ha fornito agli spettatori casi della settimana piuttosto interessanti - se non due - ma ha anche lavorato molto duramente come riflessione su come funziona la memoria e perché le sue esigenze possono essere sia un peso sia una benedizione.

La manipolazione del tempo e della memoria sono stati una fonte feconda di narrazione per molti di ambiziosi narratori: "Inception" è il Big Kahuna del genere nel mondo del cinema, ma "Lost", "Fringe", "Dollhouse" e "Doctor Who" hanno raccontato storie incredibilmente intense in questo ambito. In un'epoca in cui le identità sono costantemente modificate, recise e falsificate, l'idea di avere mente e anima esaminate e modificate da chiunque (anche noi stessi) è allo stesso tempo coinvolgente e terrificante.

Il creatore di "Awake" Kyle Killen è stato chiaramente affascinato dalla questione di come plasmiamo le nostre identità passando al setaccio i nostri ricordi e perseguendo determinati legami affettivi, a volte oltre la ragione. E se c'è una cosa che ho apprezzato moltissimo di "Awake" è la follia in cui è scivolato verso la fine, quando i due mondi del poliziotto Michael Britten hanno iniziato a fondersi e collidere. Le cose sono magnificamente, ambiguamente, emotivamente bizzarre, termini che non penso di arrivare a usare spesso in merito ai nuovi show del prossimo anno.

Darò i miei personali pensieri sugli ultimi episodi più sotto, perché vorrei veramente che la gente, se non l'ha già fatto, si fermasse a guardare "Awake". Da "Ricky's Taco's" in poi, "Awake" ha migliorato l'idea delle cose che stava tentando di fare. Sicuramente creare mistero, ma per esempio, nell'episodio molto forte "Nightswimming", la questione era sul fatto che la moglie di un informatore fosse una donna avida o semplicemente qualcuno i cui ricordi di una vita normale la stavano lacerando. Lo show non era incentrato sul lavoro di polizia, anche se le indagini erano ben costruite; era più una riflessione sulla natura dell'ossessione e di come cerchiamo (talvolta senza riuscire) a tenere in vita le connessioni.

I migliori episodi non si concentrano sui criminali di per sé ed è per questo "Awake" non sarebbe mai potuto calzare per la TV generalista. Lo show ha affrontato una sfida più grande, creando una grande tensione drammatica ed emotiva sulla questione se si può e si deve fidarsi della propria mente e delle proprie impressioni. L'espressione ferita e da cane bastonato di Isaac - e la perseveranza inesorabile del suo personaggio in faccia la sua doppia bizzarra vita - era perfettamente adatta a questo show: anche nelle scene senza dialogo sapevi che quest'uomo non avrebbe mai rinunciato o perso le tracce di ciò che stava cercando di conservare, anche se fatti e ricordi iniziavano a scontrarsi in modi bizzarri e inquietanti.

Non ostante le sue tendenze ossessive, grazie ad uno stile visivo sottile ma impressionante, "Awake" ha conservato un'atmosfera lirica; e questa qualità onirica, avuta sin dall'inizio, è un altro dei suoi migliori risultati. Anche se, verso la fine, penso che sia sia dimostrato un po' troppo innamorato delle sue ambizioni spazio-temporali, non si può scordare che la ricerca di Britten non era quella di trovare una 'soluzione' ma riguardava il suo rifiuto della morte, il mantenere vivi i ricordi e le esperienze del figlio e della moglie il più a lungo possibile anche a costo della sua carriera e della vita.

Non sorprende che i due terapisti del poliziotto fossero spesso le parti più deboli dello show; accantonati sempre più perché lì solo per fa piovere su Britten le loro paranoie metafisiche; chi ne aveva bisogno che quando c'erano tensioni cariche di ambiguità da esplorare? Se non altro la stagione ha funzionato come una sorta di ripudio di certe presunte idee terapeutiche sulla "chiusura psicologica". Non esiste qualcosa di più accondiscendente di un terapeuta che pronuncia le parole: "Credo che quello che sta accadendo per te sia reale." Queste ultime parole sono solo un peggiorare la situazione, usate per rafforzare la superiore conoscenza di ciò che è reale degli oratori, ma Britten rimane aggrappato all'idea che nessuno possa esprimere un giudizio sulle sue esperienze. Inoltre, non ci sono stati nella storia paranoici le cui farneticazioni si sono rivelate esatte? Il tragico destino di Britten è di essere una di queste persone. Per lui è tutto reale, e chi siamo noi per dirgli il contrario?
Consiglio vivamente di guardare gli episodi su Hulu e NBC.com, ma non voglio necessariamente lamentarmi che "Awake" sia finito. Onestamente non so come sarebbe stata una seconda stagione o se avrebbe potuto costruire qualcosa di fruttuoso sulla prima. C'è un numero limitato di volte in cui si può capovolgere la realtà sottosopra e ricollegare le connessioni tra i personaggi, come "Fringe" nella sua quarta, meno avvincente, stagione (ndr: non concordo affattto su questo aspetto di Fringe).

"Awake" è quel che è e, come disse una volta Emily Nussbaum su Twitter, era un turducken (ndr: operazione culinaria grottesca in cui si farcisce il tacchino con anatra e pollo...), un glorioso turducken destinato all'estinzione, ma che viaggio: iniziato stranamente, è diventato sempre più strano, ma in un buon modo.

Cosa importa se, era così sovraccarico, specialmente nella parte centrale della stagione, da non riuscire a colmare le proprie basi? Cosa importa se anch'io sono d'accordo con tutti coloro che pensano Kyle Killen dovrebbe migrare verso la TV via cavo in cui uno dei suoi prossimi show sarà sicuramente un amatissimo gioiello cult che avrà più stagioni? "Awake" mi ha dato la speranza che ibridi meravigliosamente strani possono occasionalmente esistere sui grandi network che, voglio essere chiaro, spero sopravvivano. Certo lasciandogli avere show per tutti (sempre che sia possibile), ma la vera gloria di questa era in declino è il fatto che quando le reti si rilassano, cedono e lasciano che i tipi bizzarri abbiano una possibilità, a volte nascono cose non poi così bizzarre.

Spero solo che i network realizzino che una 'palla corta', a lungo termine, sia un gioco perdente. Più dispositivi di intrattenimento ha la gente, più nervosi diventano i network riguardo al loro posto nel mondo e più sicure le loro scelte. Ma perché non saltare lo steccato? Va bene coprire le scommesse con medici sexy e cupi 'legal drama', ma perché non anche con un po' di stranezza? Se non è adesso il momento di abbracciare visioni sovversive, audaci e particolari, quando arriverà il momento per i network? Come avrebbe detto loro Britten, devono sfruttare al meglio il tempo che gli rimane.

Le mie personali opinioni sul finale "Awake" sono qui sotto. Continuate a leggere solo se avete visto gli episodi finali della prima e ultima stagione.

Se mi avete visto stringere la testa e dondolare in posizione fetale durante la quinta stagione di Lost, sapete che non sono sempre un fan della scuola di Escher dei giochetti tempo/memoria. Eppure mi è piaciuto molto il momento della finale "Awake" quando Britten parla con Wilder Valderrama in tuta da pinguino (che ottiene il mio voto per la cosa più strana accaduta sulla NBC quest'anno, a parte il musical drama "Smash"). Da quel momento ero già molto coinvolto nel bizzarro ma rigoroso finale. E, in generale, mi è piaciuto che lo show abbia avuto il coraggio delle sue convinzioni mostrando soluzioni molto divergenti nelle due diverse realtà del detective: tradito e incarcerato in un mondo, relativamente libero di concludere i sospesi nell'altro (almeno in un primo momento). Ricordare non è sempre una panacea, ha scoperto Britten.

Prima di questo, la storia di Kevin Weisman/Ed Hawkins e la mitologia complessiva dello show si sono imposte molto bene verso la fine dello show: c'erano molta tensione e mistero vecchio stile su come sarebbe andata a finire e io amo una buona, ben strutturata mitologia che divora tutto ciò che incontra. Nelle ore finali della stagione di "Awake" comunque, ho avuto occasionalmente la sensazione che la macchina si fosse inceppata e che qua e là il viaggio fosse un po' meno coinvolgente emotivamente, anche se Isaacs ha recitato straordinariamente ogni cosa, soprattutto la rabbia di Britten per essere stato rinchiuso e tradito.
So da un'intervista con Alan Sepinwall cosa Killen intende con la scena finale nella quale Britten vede sia la sua moglie sia il figlio ancora vivi; purtroppo devo essere uno dei pochi spettatori che non è riuscito a capire cosa stava succedendo mentre lo vedevo. Volevo che la fine fosse un approdo e invece non lo è stato perché ero troppo confuso. La precedente scena con la strizzacervelli Cherry Jones si è persa in un territorio pericoloso (non cattivo come quella dell'Architect in "The Matrix Reloaded" ma mi ha dato la stessa sensazione di ansia). Una volta che Britten si è riunito con la sua famiglia ho pensato che quel momento stesse negando tutto quello che avevo visto prima e che l'incidente non fosse mai accaduto. Così. la mia risposta all'ultima immagine è stata: "Eh???"

Ora capisco che Michael aveva costruito una terza realtà nella sua mente, ma mi ha intristito il fatto che mi ci sia voluta un'intervista post-finale per capirlo. La delusione relativamente piccola non toglie nulla al fatto che "Awake" sia stato un tentativo meravigliosamente intelligente di fondere un genere forte - il genere poliziesco - con idee ambiziose e credibili scelte emotive. Nel complesso ho parecchio apprezzato la seconda metà della stagione e ho menzionato che Wilmer Vaderrama indossava un costume da pinguino? E che entrambi gli attori hanno recitato quella scena sensazionalmente bene? Per questo e per la sua visionarietà, al posto di una formula a cui rimanere appiccicati, mi tengo stretto "Awake".

Dopo tutto quanto detto, non sono in lutto per la perdita di questo show (beh, forse un po') ma non vedo l'ora del prossimo lavoro di Killen. Ci vediamo dall'altra parte, fan di Britten.